Lamezia, incontro sulla musica prodotta nei campi di concentramento al liceo scientifico “Galilei”

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Lamezia Terme - Si è svolto oggi, mercoledì 14 febbraio, nella sala “Leone” del Liceo Scientifico “Galilei” di Lamezia Terme, un incontro sulla musica prodotta nei campi di concentramento nazisti, per gli alunni di questa scuola che, a breve, effettueranno il viaggio d’istruzione ad Auschwitz.  Il Dirigente Teresa Goffredo, con la collaborazione del Collegio dei Docenti e del Consiglio d’Istituto, ha voluto programmare un percorso di studio, per gli studenti delle classi quinte, non come attività di evasione bensì come attività complementare alla quotidiana attività curriculare. Pertanto gli studenti sono stati preventivamente informati di tutti gli elementi conoscitivi e didattici idonei a prepararli e orientarli sul percorso. Dopo una preparazione a cura dei docenti di Storia che saranno anche gli accompagnatori, e un seminario a cura del Prof. Feltri, è stato trattato anche il tema della musica.  La lezione è stata tenuta dal prof. Pasquale Scaramuzzino, il quale ha sapientemente illustrato come durante il periodo dei campi di concentramento e di sterminio nazisti (marzo 1933 - maggio 1945) l’arte e la musica in particolare fecero parte integrante della vita e dell’organizzazione di questi orrendi luoghi.  L’opinione pubblica troppo poco si è interessata della valenza che ebbero le forme di espressione artistica nei campi di concentramento come mezzo di sopravvivenza per i deportati, mentre è importante sviluppare degli approfondimenti dei fatti; di quei fatti che ancora oggi non hanno trovato una risposta completa. Il seminario è stato diviso in due moduli. Nel primo si è parlato di alcune esperienze artistiche in seno ai ghetti ed ai campi di sterminio, come la Sonata n.7 di Viktor Ullmann, il Nonet di Rudolf Karel, l’opera per bambini Brundibàr di Hans Kràsa ed il “ Quartetto  per la fine del tempo” di Olivier Messiaen. Ma anche di altre esperienze artisticamente minori, ma storicamente ricche di significato, come alcune canzoni scritte da alcuni deportati come il “Canto di Dachau”, il canto del piccolo contadino polacco Chaim “Se il cielo fosse bianco di carta”,  e la “Ninna nanna del figlio nel crematorio”.

“La Shoah - affermano dall’istituto - è stata una delle più grandi catastrofi dell'umanità; basterebbe questo perché tutto ciò che possa documentare quegli anni (filmati storici, produzione artistica e musicale, ecc.) venga maggiormente approfondito”. Nel secondo modulo sono stati mostrati agli alunni, alcuni brevi filmati di  musicisti sopravvissuti ai campi di sterminio, che raccontavano come la musica li ha salvati da  quell’inferno, e sul ruolo che avevano le orchestre e la musica in quei luoghi di terrore. Alla fine il prof. Scaramuzzino dopo aver risposto ad alcune domande degli alunni, sempre attenti ed interessati, ed aver ringraziato la dirigente Teresa Goffredo per la lodevole iniziativa culturale, ha concluso dicendo che “anche la produzione musicale che ci arriva dai campi di concentramento nazisti, i famigerati lager, contribuisce in modo inconsueto a raccontare la più grande tragedia del secolo ventesimo. Essa, al tempo stesso, costituisce una testimonianza del ruolo fondamentale che l’espressione musicale continua ad avere anche nelle condizioni più terribili. La musica come salvazione, come antidoto, come modo di resistere alle sofferenze e alle torture? Certamente. Ma anche come testimonianza di una funzione sua propria di dare forza, raccontare fatti, testimoniare eventi, trasmettere emozioni”.

 

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