Processo Poseidone si chiude con assoluzioni e prescrizioni

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Catanzaro – Si chiude il processo “Poseidone” sui presunti illeciti nella gestione della depurazione in Calabria che risaliva al 2005, scaturito dall'inchiesta dell'ex pm di Catanzaro, Luigi de Magistris.  Dopo il rinvio a giudizio nel 2011, il processo è cominciato nel 2014, dopo diversi rinvii e, nel 2015, il processo si era chiuso per 23 imputati con la prescrizione dei reati contestati. Erano rimasti solo quattro imputati per i quali oggi si è concluso l’iter processuale. Infatti, il Tribunale di Catanzaro, ha assolto “perché il fatto non sussiste” l’ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, difeso dall’avvocato Franco Scalzi e l’ingegnere Antonio Caliò, componente della Commissione esaminatrice per l'affidamento dell'appalto per la costruzione del depuratore di Catanzaro Lido, difeso dall’avvocato Antonella Canino.

Per quanto riguarda poi, l'ex commissario dell'Arpacal, Bruno Barbera e l'allora assessore regionale all'Ambiente, Domenico Antonio Basile, difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Domenico Colaci, sono stati prosciolti dal reato di “concussione”, il fatto è stato qualificato come “abuso d’ufficio” e dichiarato prescritto. Tre condanne e un’assoluzione, quella per Caliò, erano state le richieste della pubblica accusa e la pena più alta, 4 anni, era stata chiesta per l’ex assessore Basile.  

L'inchiesta "Poseidone" fu avviata nel 2005 dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris. Nel 2007, dopo che la delega all'indagine fu revocata a de Magistris, il caso passò al collega Salvatore Curcio, fino ad arrivare, nel 2009 nelle mani del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, che in cinque mesi la portò a compimento con un avviso di conclusione delle indagini emesso a settembre 2009. Del 3 giugno 2011, infine, la decisione del giudice dell'udienza preliminare che ha mandato sotto processo 23 imputati, ed ha pronunciato anche 11 proscioglimenti, nonché una condanna (poi annullata in appello) ed un'assoluzione nei confronti degli unici due indagati che avevano scelto il rito abbreviato. 

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