Processo cosca Iamonte, chiesta condanna per ex sindaci Melito Porto Salvo

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Reggio Calabria - La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, rappresentata in aula dal sostituto procuratore Antonio de Bernardo, ha chiesto la condanna, rispettivamente, a dieci e dodici anni di reclusione per gli ex sindaci di Melito Porto Salvo, Gesualdo Costantino e Giuseppe Iaria, nel processo scaturito dall'operazione 'Ada' a carico del clan della 'ndrangheta 'Iamonte'. Costantino, che aveva ricoperto anche il ruolo di vicepresidente della Provincia reggina nella giunta di centrosinistra guidata da Giuseppe Morabito, e Giuseppe Iaria, sono indicati dalla pubblica accusa come fiancheggiatori della potente cosca del basso Ionio reggino, capeggiata fino alla sua morte dall'ottuagenario Natale Iamonte "consentendo il pesante condizionamento nelle gare d'appalto del comune di Melito Porto Salvo e di altri comuni del circondario e con il supporto di alcuni imprenditori direttamente affiliati al clan". Dodici anni di carcere sono stati richiesti anche per Carmelo Nicola Alampi, Bruno Ligato, Massimiliano Pirillo, Natale e Vincenzo Tripodi, ritenuti uomini della cosca Iamonte.

La pubblica accusa ha inoltre chiesto sei anni di reclusione per il tecnico comunale di Melito Porto Salvo, Giuseppe Imbalzano; sei anni per l'imprenditore Antonio Crea, presidente di una cooperativa sociale e stessa pena per Francesco e Demetrio Caracciolo, imprenditori nel ramo dei servizi e per Francesco Morabito. Il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, il pm De Bernardo lo ha richiesto per Antonia Caracciolo, Giuseppe Caracciolo, Giuseppe Cento, Paolo Ferrara, Francesco Giordano, Francesco Gullì, Antonino Nucera, Giovanni Paviglianiti, Giovanni Pugliese, Carmelo Ravenda, Donato Stelitano, Luigi Stelitano e Demetrio Vercelli, per i quali nel corso del dibattimento era stata esclusa l'aggravante mafiosa.

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