Operazione The Jackal: "Il furto era il loro mestiere", sgominata banda che esortava anche i bambini a rubare - VIDEO

foto-conf.jpg

Catanzaro - I furti erano il loro mestiere. Una fonte di guadagno, un vero e proprio sistema di vita nel quale erano inclusi anche alcuni bambini. Sei persone sono così finite in manette in quanto ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di furto aggravato, porto e detenzione di armi, ricettazione, riciclaggio ed estorsione nell’ambito dell’operazione “The Jackal” condotta dalla Polizia di Stato di Catanzaro e dal Reparto Prevenzione Crimine “Calabria Centrale” di Vibo. Riuniti nel Centro Polifunzionale della Polizia di Stato, il capo della Squadra Mobile, Nino De Santis, il suo vice Angelo Paduano e il dirigente Sezione Narcotici, Costantino Belvedere hanno raccontato come agiva il gruppo. “Anche se non si tratta di fatti di criminalità organizzata non vuol dire che siano meno rilevanti”. Esordisce così il capo della mobile in conferenza stampa. La tipologia di reati, contestata agli indagati, riguarda proprio la vita quotidiana della gente. Il gruppo, che operava principalmente nei quartieri meridionali del capoluogo, era dedito a compiere una serie di attività predatorie: dal furtarello all’estorsione, “dei reati contro il patrimonio - aggiunge De Santis - risultano aver fatto un vero e proprio sistema di vita”. Tramite intercettazioni di vario genere, spiega ancora “un gruppo di persone quotidianamente discuteva della programmazione, della esecuzione fino alla messa a profitto di una serie di reati contro il patrimonio a volte sventati in corso d’opera”. Furti di auto, in abitazioni e scippi compiuti quotidianamente, quindi.

VIDEO

Tutto è nato da un furto in abitazione particolare consumato in una manciata di minuti. Nel dicembre 2014 un gruppo di malviventi si è introdotto in un’abitazione di un anziano nel quartiere Santa Maria di Catanzaro sottraendogli 6 fucili, 3 pistole e 10 cartucce legittimamente detenute e custodite dal proprietario in una cassaforte. Le indagini si sono dipanate proprio da questo furto e, attraverso la verifica delle telecamere di sorveglianza, la Polizia ha documentato ogni passo compiuto dai malviventi: “approfittando del fatto che il signore si era recato dal barbiere, almeno tre degli indagati essendo a conoscenza delle abitudini dell’uomo gli hanno dapprima scassinato l’auto per prelevargli le chiavi dell’abitazione e dell’armadio, essendo evidentemente a conoscenza della detenzione delle armi. Una volta a casa dell’anziano sono entrati e gli hanno trafugato le armi senza curarsi d’altro”, ricostruisce così la vicenda De Santis aggiungendo un particolare “alcuni di loro sono addirittura entrati dal barbiere con una scusa per capire quanto tempo accorresse affinché il signore finisse di farsi la barba”. Proprio l’auto sulla quale si sono allontanati, una Fiat Stilo, li ha traditi. La Polizia, infatti, ha monitorato la vettura e i passaggi compiuti, questi “i primi elementi dell'esistenza di questo gruppo” dichiara De Santis.

De Santis: furti su commissione, “un catalogo allarmante”

Dai reati contro il patrimonio si passa poi ai lavori su commissione fornendo “un catalogo allarmante” racconta De Santis. Una serie di furti su commissione di auto e anche di motori sono stati scoperti dagli inquirenti. Il capo della mobile racconta poi un particolare episodio: un soggetto, chiesto un motore a queste persone, a fronte del dubbio dell’identificabilità del pezzo chiede chiarimenti al gruppo come se fosse una vera e propria ditta “vabbé io gli faccio l’intervento di chirurgia plastica” legge dall’ordinanza De Santis una frase detta da uno di loro in riferimento all’operazione di modifica dei dati del motore che potessero portare alla reale provenienza del pezzo. Ma le indagini hanno fatto emergere anche la richiesta su commissione di ruote per motocarri o apecar “due gomme per un Piaggio come se si stesse rivolgendo al gommista” racconta ancora De Santis. Diversi gli episodi comunemente conosciuti con il nome di “cavallo di ritorno” acclarati durante le indagini. Un furto d’auto con conseguente richiesta di riscatto al legittimo proprietario “un vero e proprio sistema di vita” sottolinea.

Bambini esortati e istruiti a rubare

Nelle intercettazioni, emerge ancora in conferenza stampa, come queste persone avevano come unica occupazione la messa in profitto di una serie di furti, “solo di questo parlavano nelle loro discussioni”. Ancora più allarmante per De Santis come parlano di 'fatti di scippo': “bello lo scippo dell’altra volta 2.600 euro abbiamo preso”. Da questo esempio fornito si capisce la condotta e la dedizione al reato di questi soggetti che non risparmia nemmeno le fasce più giovani. La Procura aveva contestato anche il reato associativo che, però, non ha trovato accoglimento da parte del gip. Nonostante ciò il gruppo era ben organizzato al punto che, viene evidenziato, sia cresciuto in quell'ambiente criminale anche un minorenne, ora maggiorenne che si è “professionalizzato da essere un membro a pieno titolo di questo gruppo criminale”. Un altro episodio che viene definito “allarmante”. Sul punto insiste De Santis che racconta l’importanza per queste persone di istruire ed esortare i bambini al furto: dalle intercettazioni è così emerso un episodio di furto in un esercizio commerciale ad opera di due bambini. Istruiti a non farsi vedere dalla telecamere i ragazzini si sono introdotti in un negozio per rubare beni dal valore irrilevante.

“L’acquiescenza alimenta la spirale criminosa”

Il dirigente della sezione narcotici, Costantino Belvedere, reparto che ha condotto l’attività investigativa, nel ringraziare la Procura e il personale degli uffici per il coordinamento, evidenzia come i reati contestati siano reati che toccano la comunità, “si va dal piccolo furto per passare al furto di armi alle estorsioni che si concretizzavano in cavalli di ritorno”. Pone poi un accento su un “cavallo di ritorno” posto in essere da Elio Pirroncello, 25 anni, che si è adoperato per far restituire l’autovettura alla vittima tramite la consegna della somma di 500 euro. “Con l’operazione odierna è stata stroncata l’operatività di un gruppo dedito a reati predatori” sottolinea spiegando come sia di particolare importanza “che i cittadini nel momento in cui subiscono questi reati denunciano subito il fatto alle forze dell’ordine per metterci nelle condizioni di operare e intervenire”.

Sul punto interviene anche De Santis che parla del fenomeno dell’acquiescenza e sottolinea come sia importante che i cittadini che subiscono il furto non siano accondiscendenti con i malviventi: “Un cavallo di ritorno vuol dire che se qualcuno lo fa qualcuno lo chiede. L’acquiescenza alimenta la spirale criminosa anche perché il denaro guadagnato poi viene reinvestito in attività delittuose più gravi. Non bisogna essere accondiscendenti con i delinquenti”.

Infine interviene il vice capo della mobile, Angelo Paduano che sottolinea la pericolosità di questi soggetti. Tutto è partito dal furto di armi in casa di un anziano evidente segnale dell’importanza delle armi per il gruppo. Paduano evidenzia proprio come un fucile risultato rubato sia stato trovato in possesso di uno dei malviventi “un'ulteriore prova di riconoscibilità al gruppo”. “Sono capaci di maneggiare armi - evidenzia Paduano - e far circolare armi per questo si tratta di soggetti particolarmente pericolosi oltre che pericolosi per via dei precedenti specifici. Non si esclude che il gruppo abbia collegamenti ad ambienti criminali di più alto livello per questo bisogna trovare un freno già alle prime avvisaglie” conclude.

Ramona Villella

© RIPRODUZIONE RISERVATA