Lamezia, processo Chimera contro cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri: chieste condanne da 3 a 21 anni

chimera-richieste.jpg

Lamezia Terme - Pene dai 3 ai 21 anni di reclusione sono state chieste dal Pm Elio Romano nei confronti dei cinque imputati che hanno scelto di essere processati con il rito ordinario nell’ambito del processo Chimera. Si sta così avvicinando verso le battute finali il processo Chimera contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, iniziato nel luglio 2015, nel tribunale lametino davanti al Presidente Carè e, a latere, i giudici Aragona e Martire. Associazione mafiosa, spaccio ed estorsione sono i principali reati, a vario titolo, contestati dall’accusa agli imputati.

Le Richieste di condanna:

  • Cesare Gualtieri, 21 anni e 210.000 euro di multa
  • Peppino Festante, 12 anni e 120.000 euro di multa
  • Lucia Vaccaro, 8 anni
  • Massimo Crapella, 10 anni e 3.000 euro di multa
  • Giancarlo Puzzo, 3 anni

 

L'inchiesta giudiziaria è partita da due ordinanze distinte, chiamate “Chimera 1” e “Chimera 2” che nell’arco di sei mesi, da maggio ad ottobre 2014, hanno portato all’arresto di più di 40 persone ritenute vicine alla consorteria dei Cerra-Torcasio-Gualteri. Per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato si è già concluso il secondo capitolo giudiziario, mentre, per i cinque che hanno scelto il rito ordinario il processo, nel tribunale lametino, si concluderà a marzo. Conclusa la fase dibattimentale con la testimonianza di Maria Pia Renda (chiesta dalla difesa) e, ritendo il Tribunale superfluo sentire anche il marito della donna, Roberto De Fazio, si è passati così alla requisitoria del Pm Romano. Diversi i collaboratori di giustizia sentiti durante le scorse udienza così come i testimoni che udienza dopo udienza hanno riferito in merito ai fatti legati al processo. Tutto questo ha portato l’accusa a ritenere, “figura di spicco”, Cesare Gualtieri. Il Pm ricorda, nel corso della sua requisitoria, le molteplici dichiarazioni spontanee dell’imputato così come le sue “lamentele” per via delle condizioni di salute dal quale, secondo il Pm, sono emerse “contraddizioni valutabili come ulteriori elementi di prova”. A lui è contestato il reato di cui all’art.73 (traffico di sostanze stupefacenti), aggravato dall’art.7 (associazione mafiosa). Stessi reati contestati ad un altro imputato, Peppino Festante, per il quale il Pm nelle richieste di pena ha riconosciuto le attenuanti generiche. Nel corso del processo, ricorda il Pm “più collaboratori di giustizia lo hanno descritto come soggetto adisposizione della cosca in particolare nel traffico di sostanze stupefacenti e nella richiesta dei proventi estorsivi”. Importanti, per queste due figure, afferma il Pm Romano, le dichiarazioni del testimone di giustizia, ascoltato durante le scorse udienza, Pasquale Mercadante. Esplorando la figura di Lucia Vaccaro, moglie di Cesare Gualtieri, sulla base di un “contributo dichiarativo non fortissimo” nei suoi confronti il Pm ha valutato le intercettazioni e le perizie descrittive dal quale sarebbe emerso il suo ruolo di “portare all’esterno dei messaggi, le imbasciate, e il compito di sorvegliare il territorio per avvertire i sodali della presenza delle forze dell’ordine”. All’imputato Massimo Crapella, in questo procedimento è contestato un solo episodio estorsivo. L’imputato Giancarlo Puzzo, invece, è accusato di favoreggiamento personale.

A fine udienza, anche le parti civili: l’associazione Antiraket Lamezia (avvocato Carlo Carere) e il Comune di Lamezia Terme (avvocato Alessandra Belvedere) hanno presentato le loro conclusioni chiedendo la condanna degli imputati alla pena di legge e il risarcimento dei danni. Dalla prossima udienza, il 2 marzo, inizieranno le discussioni degli avvocati.

R.V.

© RIPRODUZIONE RISERVATA