Catanzaro - Dalle prime ore di questa mattina, a Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L'Aquila, Spoleto e Civitavecchia, investigatori della Polizia di Stato stanno dando esecuzione ad un'ordinanza applicativa di misure cautelari disposte a carico di 56 soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall'agevolazione mafiosa, nonché di corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall'agevolazione mafiosa. Maggiori informazioni saranno diffuse nella Conferenza Stampa che si terrà presso la Procura della Repubblica DDA di Catanzaro alle ore 11, alla presenza del Procuratore Capo Dott. Nicola Gratteri e del Direttore Centrale Anticrimine Prefetto Francesco Messina.
I NOMI
Antonio Accorinti - 43 anni, di Briatico;
Giuseppe Antonio Accorinti - 64 anni, di Zungri;
Pasquale Accorinti - 54 anni, di Ricadi;
Pasquale Anastasi - 72 anni, di Palmi;
Vincenzo Barba - 71 anni, di Vibo Valentia;
Francesco Barbieri - 58 anni, di Cessaniti;
Domenico Bevilacqua - 46 anni, di Reggio Calabria;
Rodolfo Bova, 57 anni, di Bagnara Calabra;
Michele Bruzzese - 43 anni, di Tropea;
Vincenzo Octave Calafati - 51 anni, di Vibo Valentia;
Gaetano De Luise - 51 anni, di Napoli;
Antonio Facciolo - 64 anni, di Vibo Valentia;
Giuseppe Ferraro - 29 anni, di Drapia;
Damian Zbignev Fialek - 46 anni, di Ricadi;
Giacomo Franzoni - 60 anni, di Briatico;
Salvatore Domenico Galati - 56 anni, di Monterosso Calabro;
Francesco Gargano - 28 anni, di Parghelia;
Marco German - 59 anni, di Malta;
Gregorio Giofrè - 60 anni, di San Gregorio d’Ippona;
Rocco Gramuglia - 54 anni, di Seminara;
Gianluca Guerino - 37 anni, di Reggio Calabria;
Marcello Guerino - 38 anni, di Corniglio (PR);
Massimo Guerino - 47 anni, di Gioia Tauro;
Egidio Il Grande - 59 anni, di Parghelia;
Giovanni Izzo - 55 anni, di Sant’Agata de’ Goti (BN);
Alessandro La Rosa - 29 anni, di Tropea;
Antonio La Rosa - 61 anni, detenuto;
Domenico La Rosa - 85 anni, di Tropea;
Francesco La Rosa - 52 anni, di Tropea;
Gianfranco La Torre - 56 anni, di Ricadi;
Fernando Lamonica - 67 anni, di Catanzaro;
Michele Larobina, 65 anni, di Arena;
Paolino Lo Bianco - 60 anni, di Vibo Valentia;
Francesco Lo Scalzo - 41 anni, di Tropea;
Antonio Mancuso - 40 anni, di Limbadi;
Diego Mancuso - 70 anni, di Limbadi;
Domenico Mancuso - 48 anni, di Limbadi;
Luigi Mancuso - 69 anni, detenuto;
William Mc Manus - 56 anni, di Malta (giudicato separatamente);
Pasquale Megna - 32 anni, di Nicotera;
Emanuele Melluso - 38 anni, di Briatico;
Simone Melluso - 38 anni, di Briatico;
Gaetano Molino - 64 anni, detenuto;
Salvatore Muggeri – 46 anni, di Briatico;
Gaetano Muscia – 59 anni, di Tropea;
Alberto Pannace - 40 anni, di Vibo Valentia;
Domenico Salvatore Polito - 59 anni, detenuto;
Giuseppe Prossomariti - 36 anni, di Vibo Valentia;
Saverio Prostamo - 49 anni, di Pizzo;
Paolo Ripepi - 58 anni, di Ricadi;
Pasquale Scordo - 80 anni, di Tropea;
Emanuele Stillitani - 68 anni, di Pizzo;
Francescantonio Stillitani - 70 anni, di Pizzo;
Davide Surace - 38 anni, di Spilinga;
Francesco Taccone - 36 anni, di Ricadi;
Vincenzo Valentini - 36 anni, di Rosarno.
Tra i 56 nomi, anche quello dell'ex assessore regionale Francescantonio Stillitani. Secondo il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Messina, "la poderosa operazione di polizia giudiziaria, oggi portata a conclusione dalla Polizia di Stato nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Roma, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L'Aquila e Perugia, ha consentito di smantellare un'agguerrita consorteria mafiosa riconducibile al "crimine" di 'ndrangheta vibonese, da almeno 4 anni costantemente impegnata nella massiva consumazione di diversi delitti che vanno dall'associazione mafiosa, alle estorsioni, all'intestazione fittizia di beni, alla detenzione illegale di armi, al traffico di influenze illecite e alla corruzione - questi ultimi due reati aggravati dal metodo mafioso - nonché all'associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di macchine agricole, aggravata dalla transnazionalità, con il conseguente inquinamento dell'economia locale, finendo cosi con il condizionare la libertà economica e commerciale dell'intero tessuto sociale del litorale e delle aree prossime alla rinomata località turistica di Tropea". "L'enorme ammontare (250 milioni di euro) del valore dei beni sottoposti a sequestro preventivo - aggiunge Messina - (con provvedimento emesso su richiesta della DDA di Catanzaro) perché riconducibili alle attività illecite dell'associazione mafiosa, conferma la potenza economica di una cosca di 'ndrangheta finalmente colpita - in adesione a una strategia di contrasto realmente efficace e incisiva perseguita dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato negli ultimi anni - anche nei suoi interessi economici oltre che militari".
Inquirenti: "Colpisce totale assenza di denunce"
"Colpiscono, a fronte della consistente attività estorsiva consumata dalla struttura mafiosa disarticolata nei confronti di numerosissime imprese locali, sia la totale assenza di denunce all'Autorità Giudiziaria, di fatto costituente una cessione di libertà economica da parte degli estorti nei confronti degli estorsori, che l'azione facilitativa ad opera di pubblici funzionari coinvolti nelle indagini in quanto prossimi all'organizzazione investigata". Lo sottolinea il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Statoche ha condotto le indagini a seguito delle quali sono stati effettuati 56 arresti in numerose regioni italiane, tra cui la Calabria.
Morra: "Sarebbe necessario accesso antimafia a Comune Tropea"
“Risulta di particolare interesse il coinvolgimento nell’operazione antimafia di due funzionari della Prefettura di Vibo Valentia dove, in particolare, uno risulterebbe essere il segretario del prefetto Roberta Lulli”. E’ quanto afferma il presidente uscente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, il quale chiede l’immediato invio da parte del prefetto di Vibo Roberta Lulli della Commissione di accesso agli atti per accertare eventuali infiltrazioni mafiose “al Comune di Tropea alla luce del fatto che l’ho chiesta già da sette mesi per via di strette parentele, e non solo, degli amministratori con soggetti legati ad ambienti malavitosi ed in più oggi sono stati arrestati il già marito di un assessore di Tropea ed il padre di un dirigente dello stesso Comune. “Sarebbe cosa buona e giusta mandare una commissione d’accesso per verificare se il Comune – guidato dal sindaco Giovanni Macrì – sia stato amministrato nel rispetto delle leggi o in barba alle stesse. La ‘ndrangheta vibonese è molto capace di infiltrare le amministrazioni pubbliche e soprattutto la politica locale.
Riesame, annullato arresto funzionario Prefettura Vibo Gramuglia
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari che era stata emessa il 26 gennaio scorso dal Gip distrettuale, nell'ambito dell'operazione "Olimpo", a carico di Rocco Gramuglia, di 54 anni, funzionario della Prefettura di Vibo Valentia. Il collegio, accogliendo la richiesta di riesame avanzata dai difensori di Gramuglia, gli avvocati Andrea Alvaro e Carlo Oliva, ha annullato il provvedimento restrittivo a carico del funzionario. Gramuglia, nel corso del suo interrogatorio, aveva respinto le accuse che gli vengono contestate di rivelazione di segreti di ufficio in relazione al contenuto di alcune informative interdittive antimafia. I difensori di Gramuglia hanno rilevato, ai fini dell'annullamento della misura cautelare, come il reato di rivelazione di segreti di ufficio non consentisse l'applicazione di alcuna misura detentiva. E questo in considerazione del fatto che tale reato è punito con una pena massima di tre anni. Il Tribunale ha condiviso le tesi difensive e ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare, disponendo l'immediata rimessione in libertà di Gramuglia. I legali del funzionario hanno espresso soddisfazione "per una decisione - hanno detto - che restituisce la piena libertà a Gramuglia, fortemente provato dalla vicenda giudiziaria".
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